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domenica 11 dicembre 2011

TAGLI ALLA CASTA, ECCO IL VERO SCANDALO: scoprire che quando si tratta dei loro interessi, a differenza di quelli dei cittadini, la manovra del governo può essere messa in discussione perché “lede l’autonomia del Parlamento”.
Ci hanno messo poco, i nostri cari parlamentari, a trovare il cavillo che impedisce di mettere mano ai loro stipendi (i più alti d’Europa) adeguandoli alla media europea. La norma proposta dal governo, dicono, “lede l’autonomia del Parlamento”. Un coro bipartisan si è levato contro quell’articolo 23 della manovra che prevede un taglio significativo agli stipendi di deputati e senatori. Un provvedimento che riguarda anche molti alti burocrati dello Stato e quasi tutte le autorità di garanzia. Il primo a stoppare l’iniziativa è Fini: “Decide il Parlamento”. Per Pier Paolo Baretta (Pd), relatore della manovra, “il punto è che il governo non può agire con un decreto ma è il Parlamento che lo deve recepire”.
Bene, fa piacere assistere a questo scatto di dignità parlamentare. Peccato però che la stessa intransigenza non sia stata praticata per difendere i cittadini dalle tante misure inique contenute nella manovra: dalle pensioni all’Ici, all’aumento della benzina e dell’Iva. Non hanno battuto ciglio nemmeno di fronte alla mostruosa possibilità, evocata dal governo, di spillare qualche spicciolo dalle pensioni minime: “Una medicina amara ma necessaria” ci hanno ripetuto senza vergogna i vari Casini e D’alema. AMARA PER NOI, NECESSARIA PER I COSTI DELLA CASTA!

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