Blog di informazione sugli sprechi della politica italiana e contro ogni forma di casta. La creazione del blog scaturisce dalla rabbia e dall'impotenza che aumentano, ogni giorno di più, per questo nostro Paese che stà andando a rotoli per colpa di poche "entità" senza scrupoli che maneggiano il potere ed il vero denaro in Italia e nel Mondo. Sporadicamente informazione di pubblico interesse.
martedì 29 novembre 2011
E Giuliano Amato (31mila euro al mese di pensione) dice che gli italiani “hanno avuto troppa Sardegna” (cioè se la sono goduta troppo). Ma lui un po’ di pudore non ce l’ha?Giuliano Amato (31mila euro di pensione al mese), quello che in un bliz notturno ha messo mano nelle tasche di tutti gli italiani, chiede di “lavorare di più”,
LA CASA DELL'EX MINISTRO LA RUSSA A SPESE DEI CONTRIBUENTI: UNO SPERPERO INFINITO DI DENARO PUBBLICO.
Indirizzo: piazza San Clemente, Roma.
Proprietà: Ministero della Difesa.
Superficie: 200 mq
Destinazione d'uso: alloggio per ministri o generali.Canone locazione: 171 euro mensili.
Spese di gestione: 3700 euro mensili (utenze, riscaldamento, pulizie, custode, cameriere)
Affittuario: Ignazio La Russa (Aprile 2008-Novembre 2011)
A PROPOSITO DI TAGLI, DEBITO PUBBLICO E SACRIFICI
Costo annuale casa La Russa a carico del contribuente: 42.000 euro
Numero alloggi Asir (alloggi di servizio connesso con l'incarico, con annessi locali di rappresentanza) ministero della Difesa: 47
Costo annuale gestione alloggi Asir: 2.000.000 di euro l'anno
Eventuale ricavo vendita 47 alloggi Asir: 36.000.000 di euro.
Indirizzo: piazza San Clemente, Roma.
Proprietà: Ministero della Difesa.
Superficie: 200 mq
Destinazione d'uso: alloggio per ministri o generali.Canone locazione: 171 euro mensili.
Spese di gestione: 3700 euro mensili (utenze, riscaldamento, pulizie, custode, cameriere)
Affittuario: Ignazio La Russa (Aprile 2008-Novembre 2011)
A PROPOSITO DI TAGLI, DEBITO PUBBLICO E SACRIFICI
Costo annuale casa La Russa a carico del contribuente: 42.000 euro
Numero alloggi Asir (alloggi di servizio connesso con l'incarico, con annessi locali di rappresentanza) ministero della Difesa: 47
Costo annuale gestione alloggi Asir: 2.000.000 di euro l'anno
Eventuale ricavo vendita 47 alloggi Asir: 36.000.000 di euro.
L'ON.PISACANE: DEPUTATO, UNA VITA DA CANI. CON 30.000€ AL MESE (cumulo con la moglie Cons.Reg.Campania e Amm.re Delegata Ist.Naz.Agroalimentare) DIFFICILE ANDARE AVANTI.
Lo stipendio è troppo basso, è poco. Io guadagno 4412 euro, è scritto nella busta paga di novembre. Per ascoltare gli elettori si hanno delle spese, bisogna avere segreterie politiche, segretari, accendere la luce, usare il telefono.
Se tornassi a fare il mio mestiere di medico guadagnerei di più.
Certo, con le indennità si arriva a circa 12mila euro al mese ma con uno stipendio così, se devi sottrarre i soldi che dai ai tuoi figli, i contributi per la mia professione e le spese per la politica, alla fine ne rimangono solo la metà, seimila euro.
Mi sento penalizzato. Prendo poco, io lavoro veramente. Vado avanti e indietro, faccio una vita da cani.
Per portare a casa che cosa? Per ricevere certe telefonate ed essere additati come la casta?
Sì è vero. Io e mia moglie (Annalisa Vessella, consigliere regionale in Campania e fresca di nomina come amministratore delegato dell'Istituto Nazionale per lo sviluppo agroalimentare da parte del leader del micropartito di Pisacane, l'ex-ministro all'agricoltura Saverio Romano) insieme prendiamo circa 30mila euro di stipendio netti al mese, ma non vedo qual è il problema. Io non prendo nè finanziamenti nè tangenti e dunque questi soldi che io guadagno sono pochi se devo poi investirli nella politica. Io faccio politica, ci investo, sono uno dei pochi che ascolta gli elettori, cerco di soddisfare le loro richieste anche se non è facile.
Ad ogni modo la nomina della signora Annalisa è consentito dalla legge. Chiedete a lei. E fino a quando le cose sono giuridicamente a posto, è tutto a posto. Ha i requisiti, non c'è incompatibilità, dunque non capisco questo baccano. Poi quando ci sarà questa incompatibilità ne riparliamo. Secondo me un consigliere regionale lo può fare, l'Isa è un ente statale
Lo stipendio è troppo basso, è poco. Io guadagno 4412 euro, è scritto nella busta paga di novembre. Per ascoltare gli elettori si hanno delle spese, bisogna avere segreterie politiche, segretari, accendere la luce, usare il telefono.
Se tornassi a fare il mio mestiere di medico guadagnerei di più.
Certo, con le indennità si arriva a circa 12mila euro al mese ma con uno stipendio così, se devi sottrarre i soldi che dai ai tuoi figli, i contributi per la mia professione e le spese per la politica, alla fine ne rimangono solo la metà, seimila euro.
Mi sento penalizzato. Prendo poco, io lavoro veramente. Vado avanti e indietro, faccio una vita da cani.
Per portare a casa che cosa? Per ricevere certe telefonate ed essere additati come la casta?
Sì è vero. Io e mia moglie (Annalisa Vessella, consigliere regionale in Campania e fresca di nomina come amministratore delegato dell'Istituto Nazionale per lo sviluppo agroalimentare da parte del leader del micropartito di Pisacane, l'ex-ministro all'agricoltura Saverio Romano) insieme prendiamo circa 30mila euro di stipendio netti al mese, ma non vedo qual è il problema. Io non prendo nè finanziamenti nè tangenti e dunque questi soldi che io guadagno sono pochi se devo poi investirli nella politica. Io faccio politica, ci investo, sono uno dei pochi che ascolta gli elettori, cerco di soddisfare le loro richieste anche se non è facile.
Ad ogni modo la nomina della signora Annalisa è consentito dalla legge. Chiedete a lei. E fino a quando le cose sono giuridicamente a posto, è tutto a posto. Ha i requisiti, non c'è incompatibilità, dunque non capisco questo baccano. Poi quando ci sarà questa incompatibilità ne riparliamo. Secondo me un consigliere regionale lo può fare, l'Isa è un ente statale
IL NEO-VICEMINISTRO GRILLI COSTRETTO A RINUNCIARE AL 70% DEL SUO STIPENDIO DI 42.000€ MENSILI: FACCIAMO UNA COLLETTA PER AIUTARLO?
Un gesto eroico, per il bene del paese: un ritornello che accompagna in queste ore la nomina del viceministro Grilli, il quale ha dovuto dimettersi da direttore generale del ministero del Tesoro per assumere il ruolo politico di vice-ministro.
Il "povero" Grilli ha infatti dovuto rinunciare al 70% del suo precedente stipendio.
Come???? Si, avete capito bene. Questo signore guadagnava fino a ieri il triplo di qualsiasi "povero" ministro o deputato.
Il suo stipendio era di 42.000 euro al mese!
Al ministero del Tesoro, nel passaggio da Tremonti a Monti, non è cambiato molto: sono tutti sempre al lavoro per studiare e pianificare tagli e sacrifici da dispensare ai cittadini e ai contribuenti.
"Se hai lavorato in fabbrica per 40 anni, mica puoi pretendere a 59 anni di andare in pensione e intascare 900 euro al mese senza più lavorare": questo ci ripetono in continuazione questi signori che intascano invece uno stipendio mensile di 42.000 euro.
Perchè per ripianare il debito pubblico, non si parte mai dall'alto, dalle cifre stratosferiche degli alti burocrati e dei manager pubblici? Dato che tabelle e programmi di riforma li preparano proprio loro, preferiscono prendersela con pensionati e lavoratori piuttosto che con la loro stessa casta.
Padoa-schioppa, Monti o Tremonti poco importa: Grilli è sempre stato lì.
Ora invece il suo immenso atto di generosità.
Guadagnerà come viceministro "appena" 16.000 euro al mese.
Dovremmo fare una colletta per aiutarlo a sopravvivere.
Un gesto eroico, per il bene del paese: un ritornello che accompagna in queste ore la nomina del viceministro Grilli, il quale ha dovuto dimettersi da direttore generale del ministero del Tesoro per assumere il ruolo politico di vice-ministro.
Il "povero" Grilli ha infatti dovuto rinunciare al 70% del suo precedente stipendio.
Come???? Si, avete capito bene. Questo signore guadagnava fino a ieri il triplo di qualsiasi "povero" ministro o deputato.
Il suo stipendio era di 42.000 euro al mese!
Al ministero del Tesoro, nel passaggio da Tremonti a Monti, non è cambiato molto: sono tutti sempre al lavoro per studiare e pianificare tagli e sacrifici da dispensare ai cittadini e ai contribuenti.
"Se hai lavorato in fabbrica per 40 anni, mica puoi pretendere a 59 anni di andare in pensione e intascare 900 euro al mese senza più lavorare": questo ci ripetono in continuazione questi signori che intascano invece uno stipendio mensile di 42.000 euro.
Perchè per ripianare il debito pubblico, non si parte mai dall'alto, dalle cifre stratosferiche degli alti burocrati e dei manager pubblici? Dato che tabelle e programmi di riforma li preparano proprio loro, preferiscono prendersela con pensionati e lavoratori piuttosto che con la loro stessa casta.
Padoa-schioppa, Monti o Tremonti poco importa: Grilli è sempre stato lì.
Ora invece il suo immenso atto di generosità.
Guadagnerà come viceministro "appena" 16.000 euro al mese.
Dovremmo fare una colletta per aiutarlo a sopravvivere.
lunedì 28 novembre 2011
"VERGOGNA!" per i disoccupati, per i (veri) poveri pensionati, per chi non arriva a fine mese. VERGOGNA per quanto guadagnano (ancora) i politici + viaggi gratis (LORO VOLANO, NOI PAGHIAMO) + rimborsi per spese telefoniche e sanitarie + vitalizi (ANCHE DOPPI !) + auto blu (e se nn ce l'hanno prendono l'indennità di migliaia di €/anno) + Uffici per i parlamentari a Palazzo Marini (30 milioni/anno di affitto + uffici + commessi + luce, acqua, cancelleria a strafottere) + 3.000/cad per acquisto prodotti informatici E POI GIOCANO CON L'I-PAD IN AULA!, e la DIARIA, e il RISTORANTE mitico bistrot extra-lusso dai prezzi che nemmeno in una trattoria di ultima e le BOLLETTE stratosferiche di energia e lavanderia di Parlamento e Senato, e LA SAUNA sotto il Palazzone, e LA SETTIMANA CORTA (quando la fanno) e IL CIRCOLO MONTECITORIO Club di lusso gratis x quelli in carica e BEN 24€/mese per gli ex (TUTTO PAGATO DA NOI) vergogna .... ;-(
LA RIVOLUZIONE ISLANDESE! (leggiamo e impariamo che fà la gente con le @@)-
Una "rivoluzione" che è stata completamente TACIUTA e nascosta dai media internazionali ed europei. Il motivo è semplicemente il terrore, per lor signori, democratici o conservatori che siano, della RIPRODUCIBILITA’ e l'estensione di quelle lotte.
Si tratta dell'Islanda, dove si è fatto dapprima DIMETTERE il governo in carica al completo, poi si è passato alla NAZIONALIZZAZIONE delle principali banche, infine si è deciso di NON PAGARE i debiti che queste avevano contratto con la Gran Bretagna e l'Olanda a causa della loro ignobile politica finanziaria, referendum e consultazione popolare, arresto e persecuzione dei responsabili della crisi, (Arrivano i primi MANDATI DI CATTURA e gli arresti per banchieri e top-manager) riscrittura della costituzione, esaltazione della libertà di informazione e di espressione. L'Interpool spicca un ordine internazionale di arresto contro l'ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson.
Ne hanno parlato i mass media europei? Ne hanno parlato i vari talk-show televisivi, i giornali di destra o di sinistra? Che cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei seguisse l'esempio islandese?
Una "rivoluzione" che è stata completamente TACIUTA e nascosta dai media internazionali ed europei. Il motivo è semplicemente il terrore, per lor signori, democratici o conservatori che siano, della RIPRODUCIBILITA’ e l'estensione di quelle lotte.
Si tratta dell'Islanda, dove si è fatto dapprima DIMETTERE il governo in carica al completo, poi si è passato alla NAZIONALIZZAZIONE delle principali banche, infine si è deciso di NON PAGARE i debiti che queste avevano contratto con la Gran Bretagna e l'Olanda a causa della loro ignobile politica finanziaria, referendum e consultazione popolare, arresto e persecuzione dei responsabili della crisi, (Arrivano i primi MANDATI DI CATTURA e gli arresti per banchieri e top-manager) riscrittura della costituzione, esaltazione della libertà di informazione e di espressione. L'Interpool spicca un ordine internazionale di arresto contro l'ex presidente della Kaupthing, Sigurdur Einarsson.
Ne hanno parlato i mass media europei? Ne hanno parlato i vari talk-show televisivi, i giornali di destra o di sinistra? Che cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei seguisse l'esempio islandese?
sabato 26 novembre 2011
15.000€ AL MESE PER GIOCARE CON L'I-PAD. E NON SARA' PIU' PERMESSO FOTOGRAFARLI! (vergogna).
La foto è stata scattata durante una seduta parlamentare: incurante dei lavori della Camera, il parlamentare Roberto Menia (Fli) è impegnato a giocare con "Super Mario Bros" sul proprio iPad.
Lo scandalo dov'è?
Lo scandalo non è SOLO nel fatto che noi paghiamo 15.000 euro al mese a questo signore per giocare sul suo iPad, acquistato anch'esso A CARICO DELLO STATO, CIOE' NOI, con i tremila euro che ricevono i parlamentari per l'acquisto di materiale informatico.
No, non è solo questo: lo scandalo è che da oggi sarà vietato ai fotografi riprendere i deputati in queste loro impegnative attività.
Il codice di autoregolamentazione per i fotografi accreditati ad entrare a Montecitorio, deliberato oggi dall'ufficio di presidenza della Camera, parla chiaro in merito: "non utilizzare strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere gli atti o i comportamenti dei deputati e dei membri del governo presenti nell'aula della Camera che, non risultando essenziali per l'informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari, si risolvano in un trattamento di dati personali non consentito".
LASCIATELI GIOCARE IN PACE!
http://www.facebook.com/ groups/italiaarotoli/
La foto è stata scattata durante una seduta parlamentare: incurante dei lavori della Camera, il parlamentare Roberto Menia (Fli) è impegnato a giocare con "Super Mario Bros" sul proprio iPad.
Lo scandalo dov'è?
Lo scandalo non è SOLO nel fatto che noi paghiamo 15.000 euro al mese a questo signore per giocare sul suo iPad, acquistato anch'esso A CARICO DELLO STATO, CIOE' NOI, con i tremila euro che ricevono i parlamentari per l'acquisto di materiale informatico.
No, non è solo questo: lo scandalo è che da oggi sarà vietato ai fotografi riprendere i deputati in queste loro impegnative attività.
Il codice di autoregolamentazione per i fotografi accreditati ad entrare a Montecitorio, deliberato oggi dall'ufficio di presidenza della Camera, parla chiaro in merito: "non utilizzare strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere gli atti o i comportamenti dei deputati e dei membri del governo presenti nell'aula della Camera che, non risultando essenziali per l'informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari, si risolvano in un trattamento di dati personali non consentito".
LASCIATELI GIOCARE IN PACE!
http://www.facebook.com/
JUSTDOG.IT pubblica un articolo che smentisce la notizia di una tassa sugli animali considerandola una bufala. MA (aggiungo io e lo dice anche l'articolo) l’Agenzia delle Entrate starebbe per introdurre, in via sperimentale, tra le sette nuove categorie di monitoraggio anche le spese veterinarie per gli animali domestici, rischiando, di fatto, di trasformare Fido in un “lusso”. Quindi NIENTE tassa per gli animali MA UGUALMENTE UNA BELLA BOTTA in più ai contribuenti che faranno curare i loro amici.
IO NON VEDO GRAN CHE DI DIFFERENZA, in un modo o nell'altro Il Prof, cimetterà le mani in tasca... ;-(
IO NON VEDO GRAN CHE DI DIFFERENZA, in un modo o nell'altro Il Prof, cimetterà le mani in tasca... ;-(
I POLITICI METTONO MANO A INTERNET PER REGOLARLA e fanno danni perchè lo fanno in fretta e furia senza chiedere pareri agli addetti ai lavori e trattando la Rete come se fosse un qualsiasi mezzo di comunicazione: ma ormai dovrebbe essere chiaro che la materia è delicata e richiede competenza... Bastava sentire un giurista esperto della materia come Stefano Rodotà. I politici, con gran parte dei media tradizionali (silenti, indifferenti, ignari o peggio ancora compiacenti), ci stanno scrivendo le regole per comunicare nel digitale, e noi SE NON CI SVEGLIAMO e non ci mobilitiamo per tempo rischiamo di arrivare troppo tardi e di diventare dei fuori-legge.
venerdì 25 novembre 2011
PROPOSTA degli amici del Gruppo "L'Italia và a Rotoli":
SCIOPERO da far girare su Fb e in Rete senza l'influenza delle piazze e dei violenti: fare esclusivamente la spesa di prodotti italiani SALVAGUARDIA dei Nostri lavoratori (in verità dovremmo farlo spesso...). Per protestare contro l'aumento del carburante (il + caro d'Europa) non comprate gasolio se non strettamente necessario. Evitate l'acquisto di sigarette, risparmierete denaro e salute. Inondate di e-mail di protesta (civile e senza parole scurrili) tutte le caselle governative Cominciare immediatamente sarebbe un buon inizio, soprattutto xchè il Natale si avvicina. FACCIAMO VEDERE LORO QUANTO E' POTENTE QUESTO STRUMENTO! Grazie. Fate girare al max.
SCIOPERO da far girare su Fb e in Rete senza l'influenza delle piazze e dei violenti: fare esclusivamente la spesa di prodotti italiani SALVAGUARDIA dei Nostri lavoratori (in verità dovremmo farlo spesso...). Per protestare contro l'aumento del carburante (il + caro d'Europa) non comprate gasolio se non strettamente necessario. Evitate l'acquisto di sigarette, risparmierete denaro e salute. Inondate di e-mail di protesta (civile e senza parole scurrili) tutte le caselle governative Cominciare immediatamente sarebbe un buon inizio, soprattutto xchè il Natale si avvicina. FACCIAMO VEDERE LORO QUANTO E' POTENTE QUESTO STRUMENTO! Grazie. Fate girare al max.
giovedì 24 novembre 2011
I MOVIMENTI spontanei stanno emergendo ovunque sostituendosi ai partiti, dall'Islanda alla Svezia, dal Partito dei Pirati tedesco agli Indignados spagnoli, fino al MoVimento 5 Stelle italiano nato in Rete. LA RETE E' UN'OPPORTUNITA' UNICA per creare un'intelligenza collettiva che possa affrontare i problemi della società permettendo a ciascuno di partecipare alle scelte che lo riguardano. REAGIAMO agli sprechi, alle nuove tasse che colpiscono i soliti comuni mortali e aggreghiamoci perchè L'UNIONE FA' LA FORZA!
I BUND invenduti all'asta pubblica e l'aumento degli interessi che i TITOLI PUBBLICI TEDESCHI devono riconoscere sono la campanella della fine della ricreazione europea. Si sapeva dall'inizio che lasciando la Grecia al suo destino, come è avvenuto, senza alcun ombrello europeo, come gli "eurobond", il contagio si sarebbe diffuso agli altri Stati. La Grecia è diventata più povera, le banche francesi hanno salvato (per ora) i loro bilanci. Adesso è il turno della Germania, dopo chi rimane? Però, se il bund va giù, lo spread con i Btp italiani diminuisce. Va a finire che faremo il sorpasso.IN CONTROPIEDE SIAMO SEMPRE STATI MICIDIALI!
mercoledì 23 novembre 2011
LE BANCHE SONO AL GOVERNO!
- Monti (premier): consulente Goldman Sachs (ex collega di Draghi,attualmente presidente Banca Centrale Europea gestore delle sorti europee per la crisi)
- Profumo (istruzione): CdA Unicredit
- Fornero (Welfare): CdA Intesa San Paolo
- Passera (sviluppo economico): CdA Intesa San Paolo
- Piero Gnudi (turismo): CdA Unicredit
- Piero Giarda (rapporti parlamento): Banco Popolare
- Fabrizio Barca (coesione territoriale): ex dirigente Banca d'Italia (privata)
VIA I VITALIZI PER GLI EX PARLAMENTARI (ma dalla prox legislatura!!!).
“Aboliremo vitalizi per gli ex parlamentari”, lo ha annunciato Gianfranco Fini alla a convention del Terzo Polo a Verona.
Ha in seguito dichiarato :«L'ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso di dare mandato al collegio dei questori per fare una riforma sull'abolizione del vitalizio degli ex parlamentari a partire dalla prossima legislatura. E' una piccola cosa, ma la politica deve essere di esempio e il Terzo Polo ne vuole essere dimostrazione».
Peccato che non si tratta di una vera e propria proposta innovativa per il nostro parlamento, se pur così ci appare a causa di una carente informazione a riguardo (l'unica trasmissione che ne parlò fu Report , come si può vendere cliccando questo linkhttp://www.youtube.com/ watch?v=z-bWqV9x9rc ) : il giorno 21 settembre 2010 infatti Antonio Borghesi, deputato dell'Italia dei valori, propose l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura.
La votazione però ebbe esiti disastrosi: il decreto fu bocciato dall'aula con 498 no, soli 22 sì e 5 astenuti.
I 22 voti favorevoli all'abolizione provenirono unicamente dal gruppo parlamentare dell'Idv.
Borghesi ha successivamente proposto il provvedimento lo scorso luglio, il quale però fu nuovamente bocciato.
“Aboliremo vitalizi per gli ex parlamentari”, lo ha annunciato Gianfranco Fini alla a convention del Terzo Polo a Verona.
Ha in seguito dichiarato :«L'ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso di dare mandato al collegio dei questori per fare una riforma sull'abolizione del vitalizio degli ex parlamentari a partire dalla prossima legislatura. E' una piccola cosa, ma la politica deve essere di esempio e il Terzo Polo ne vuole essere dimostrazione».
Peccato che non si tratta di una vera e propria proposta innovativa per il nostro parlamento, se pur così ci appare a causa di una carente informazione a riguardo (l'unica trasmissione che ne parlò fu Report , come si può vendere cliccando questo linkhttp://www.youtube.com/
La votazione però ebbe esiti disastrosi: il decreto fu bocciato dall'aula con 498 no, soli 22 sì e 5 astenuti.
I 22 voti favorevoli all'abolizione provenirono unicamente dal gruppo parlamentare dell'Idv.
Borghesi ha successivamente proposto il provvedimento lo scorso luglio, il quale però fu nuovamente bocciato.
L'ENNESIMA VERGOGNA ITALIANA... Attilio Befera, Amministratore Delegato di "Agenzia delle Entrate Equitalia" - 456.733 Euro di stipendio annuo (fonte Agenzia delle Entrate) - QUANTO SPENDE LO STATO PER PAGARE I DIRIGENTI DELL'AGENZIA CHE ROVINA FAMIGLIE E AZIENDE??? QUANTE NE DEVONO ROVINARE PER PAGARE STIPENDI COME QUESTO AI DIRIGENTI???
”FACEBOOK URLA A GRAN VOCE: "VATICANO, PAGACELA TU LA MANOVRA FINANZIARIA!"
Una pagina sul social network per protestare contro i privilegi fiscali della Chiesa
“Non si tratta di tagliare i fondi per i poveri ma di eliminare quelle esenzioni fiscali per attività commerciali che la stessa Unione Europea potrebbe considerare illeciti aiuti di Stato. Quando il Vaticano e le sue diverse ramificazioni macinano profitti con il loro immenso patrimonio immobiliare, con il turismo, con le cliniche e gli ospedali, con le scuole e le università, non v’è ragione che non paghino le tasse come tutti NOI COMUNI MORTALI”. (E' una vergogna).
Una pagina sul social network per protestare contro i privilegi fiscali della Chiesa
“Non si tratta di tagliare i fondi per i poveri ma di eliminare quelle esenzioni fiscali per attività commerciali che la stessa Unione Europea potrebbe considerare illeciti aiuti di Stato. Quando il Vaticano e le sue diverse ramificazioni macinano profitti con il loro immenso patrimonio immobiliare, con il turismo, con le cliniche e gli ospedali, con le scuole e le università, non v’è ragione che non paghino le tasse come tutti NOI COMUNI MORTALI”. (E' una vergogna).
martedì 22 novembre 2011
Prof. Monti i balzelli li pagherà anche il Vaticano?
TUTTI I TABU’ DEL VATICANO: NON PAGA ICI, IRPEF, IRES, IMU E COSTA ALL’ITALIA 4 MILIARDI L’ANNO (e un Giubileo considerato Grande Evento molto di +).
In questi tempi di crisi parliamo tutti di tagli al Parlamento, onorevoli, deputati, presidenti, segretari, tutti largamente e eccessivamente pagati. Ma in Italia c’è un altro ente che guadagna forse di più del Parlamento che è il Vaticano.
La Chiesa Cattolica non paga Ici, Irpef, Ires, Imu. Anche su abitazioni a utilizzo non esclusivamente religioso, come hotel e ristoranti. E possiede il 30% degli immobili di Roma. Inoltre ogni anno l’otto per mille (solo in apparenza un sistema di pagamento piu’ democratico e trasparente del predecente versamento diretto, in quanto allargato alle altre religioni) costa agli italiani 1 miliardo di euro: e’ una somma poco piu’ alta di quella che pesa sulle spalle dei contribuenti per gli odiati costi e privilegi della casta politica. E il clero non e’ eletto dal popolo.
L’entita’ dell’otto per mille dell’IRPEF e’ attualmente gia’ molto alta, ma per effetto dell’inflazione il suo aumento naturale fara’ lievitare la percentuale da attribuire alla Chiesa.
Questo versamento effettuato da tutti i cittadini puo’ essere suddiviso mediante una scelta espressa fra lo Stato, la Chiesa Cattolica e le altre piccole confessioni religiose che hanno accettato di partecipare alla spartizione (i Testimoni di Geova, i piu’ temuti concorrenti del Vaticano, sono da anni in attesa di essere inseriti, inutilmente). Per non parlare poi di scuole, ospedali, insegnanti di religione e grandi eventi. Ogni anno, dallo stato, arrivano alle strutture ecclesiastiche circa 4 miliardi di euro.
Gia’ nel settembre 2007 un’inchiesta di Curzio Maltese di Repubblica, che riportiamo qui sotto, affrontava la questione tabu’, elaborando calcoli ed entrando nei minimi particolari.
“La prima voce comprende il miliardo di euro dell’otto per mille, i 650 milioni per gli stipendi dei 22 mila insegnanti dell’ora di religione (“Un vecchio relitto concordatario che sarebbe da abolire”, nell’opinione dello scrittore cattolico Vittorio Messori), altri 700 milioni versati da Stato ed enti locali per le convenzioni su scuola e sanità. Poi c’è la voce variabile dei finanziamenti ai Grandi Eventi, dal Giubileo (3500 miliardi di lire) all’ultimo raduno di Loreto (2,5 milioni di euro), per una media annua, nell’ultimo decennio, di 250 milioni.
A questi due miliardi 600 milioni di contributi diretti alla Chiesa occorre aggiungere il cumulo di vantaggi fiscali concessi al Vaticano, oggi al centro di un’inchiesta dell’Unione Europea per “aiuti di Stato”. L’elenco è immenso, nazionale e locale. Sempre con prudenza si può valutare in una forbice fra 400 ai 700 milioni il mancato incasso per l’Ici (stime “non di mercato” dell’associazione dei Comuni), in 500 milioni le esenzioni da Irap, Ires e altre imposte, in altri 600 milioni l’elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, che gestisce ogni anno da e per l’Italia un flusso di quaranta milioni di visitatori e pellegrini. Il totale supera i quattro miliardi all’anno, dunque una mezza finanziaria, un Ponte sullo Stretto o un Mose all’anno, più qualche decina di milioni.
La Chiesa cattolica, non eletta dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici, costa agli italiani come il sistema politico. Soltanto agli italiani, almeno in queste dimensioni. Non ai francesi, agli spagnoli, ai tedeschi, agli americani, che pure pagano come noi il “costo della democrazia”, magari con migliori risultati.
Si può obiettare che gli italiani sono più contenti di dare i soldi ai preti che non ai politici, infatti se ne lamentano assai meno. In parte perché forse non lo sanno. Il meccanismo dell’otto per mille sull’Irpef, studiato a metà anni Ottanta da un fiscalista all’epoca “di sinistra” come Giulio Tremonti, consulente del governo Craxi, assegna alla Chiesa cattolica anche le donazioni non espresse, su base percentuale. Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce “otto per mille” ma grazie al 35 per cento che indica “Chiesa cattolica” fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale. Una mostruosità giuridica la definì già nell’84 sul Sole 24 Ore lo storico Piero Bellini.
Ma pur considerando il meccanismo “facilitante” dell’otto per mille, rimane diffusa la convinzione che i soldi alla Chiesa siano ben destinati, con un ampio “ritorno sociale”. Una mezza finanziaria, d’accordo, ma utile a ripagare il prezioso lavoro svolto dai sacerdoti sul territorio, la fatica quotidiana delle parrocchie nel tappare le falle sempre più evidenti del welfare, senza contare l’impegno nel Terzo Mondo. Tutti argomenti veri. Ma “quanto” veri?
Fare i conti in tasca al Vaticano è impresa disperata. Ma per capire dove finiscono i soldi degli italiani sarà pur lecito citare come fonte insospettabile la stessa Cei e il suo bilancio annuo sull’otto per mille. Su cinque euro versati dai contribuenti, la conferenza dei vescovi dichiara di spenderne uno per interventi di carità in Italia e all’estero (rispettivamente 12 e 8 per cento del totale). Gli altri quattro euro servono all’autofinanziamento. Prelevato il 35 per cento del totale per pagare gli stipendi ai circa 39 mila sacerdoti italiani, rimane ogni anno mezzo miliardo di euro che il vertice Cei distribuisce all’interno della Chiesa a suo insindacabile parere e senza alcun serio controllo, sotto voci generiche come “esigenze di culto”, “spese di catechesi”, attività finanziarie e immobiliari. Senza contare l’altro paradosso: se al “voto” dell’otto per mille fosse applicato il quorum della metà, la Chiesa non vedrebbe mai un euro.
Nella cultura cattolica, in misura ben maggiore che nelle timidissime culture liberali e di sinistra, è in corso da anni un coraggioso, doloroso e censuratissimo dibattito sul “come” le gerarchie vaticane usano il danaro dell’otto per mille “per troncare e sopire il dissenso nella Chiesa”. Una delle testimonianze migliori è il pamphlet “Chiesa padrona” di Roberto Beretta, scrittore e giornalista dell’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Al capitolo “L’altra faccia dell’otto per mille”, Beretta osserva: “Chi gestisce i danari dell’otto per mille ha conquistato un enorme potere, che pure ha importantissimi risvolti ecclesiali e teologici”. Continua: “Quale vescovo per esempio – sapendo che poi dovrà ricorrere alla Cei per i soldi necessari a sistemare un seminario o a riparare la cattedrale – alzerà mai la mano in assemblea generale per contestare le posizioni della presidenza?”. “E infatti – conclude l’autore – i soli che in Italia si permettono di parlare schiettamente sono alcuni dei vescovi emeriti, ovvero quelli ormai in pensione, che non hanno più niente da perdere…”.
A scorrere i resoconti dei convegni culturali e le pagine di “Chiesa padrona”, rifiutato in blocco dall’editoria cattolica e non pervenuto nelle librerie religiose, si capisce che la critica al “dirigismo” e all’uso “ideologico” dell’otto per mille non è affatto nell’universo dei credenti. Non mancano naturalmente i “vescovi in pensione”, da Carlo Maria Martini, ormai esiliato volontario a Gerusalemme, a Giuseppe Casale, ex arcivescovo di Foggia, che descrive così il nuovo corso: “I vescovi non parlano più, aspettano l’input dai vertici… Quando fanno le nomine vescovili consultano tutti, laici, preti, monsignori, e poi fanno quello che vogliono loro, cioè chiunque salvo il nome che è stato indicato”. Il già citato Vittorio Messori ha lamentato più volte “il dirigismo”, “il centralismo” e “lo strapotere raggiunto dalla burocrazia nella Chiesa”. Alfredo Carlo Moro, giurista e fratello di Aldo, in uno degli ultimi interventi pubblici ha lanciato una sofferta accusa: “Assistiamo ormai a una carenza gravissima di discussione nella Chiesa, a un impressionante e clamoroso silenzio; delle riunioni della Cei si sa solo ciò che dichiara in principio il presidente; i teologi parlano solo quando sono perfettamente in linea, altrimenti tacciono”.
La Chiesa di vent’anni fa, quella in cui Camillo Ruini comincia la sua scalata, non ha i soldi per pagare gli impiegati della Cei, con le finanze scosse dagli scandali e svuotate dal sostegno a Solidarnosc. La cultura cattolica si sente derisa dall’egemonia di sinistra, ignorata dai giornali laici, espulsa dall’universo edonista delle tv commerciali, perfino ridotta in minoranza nella Rai riformata. Eppure è una Chiesa ancora viva, anzi vitalissima. Tanto pluralista da ospitare nel suo seno mille voci, dai teologi della liberazione agli ultra tradizionalisti seguaci di monsignor Lefebrve. Capace di riconoscere movimenti di massa, come Comunione e Liberazione, e di “scoprire” l’antimafia, con le omelie del cardinale Pappalardo, il lavoro di don Puglisi a Brancaccio, l’impegno di don Italo Calabrò contro la ‘ndrangheta.
Dopo vent’anni di “cura Ruini” la Chiesa all’apparenza scoppia di salute. È assai più ricca e potente e ascoltata a Palazzo, governa l’agenda dei media e influisce sull’intero quadro politico, da An a Rifondazione, non più soltanto su uno. Nelle apparizioni televisive il clero è secondo soltanto al ceto politico. Si vantano folle oceaniche ai raduni cattolici, la moltiplicazione dei santi e dei santuari, i record di audience delle fiction di tema religioso. Le voci di dissenso sono sparite. Eppure le chiese e le sagrestie si svuotano, la crisi di vocazioni ha ridotto in vent’anni i preti da 60 a 39 mila, i sacramenti religiosi come il matrimonio e il battesimo sono in diminuzione.
Il clero è vittima dell’illusoria equazione mediatica “visibilità uguale consenso”, come il suo gemello separato, il ceto politico. Nella vita reale rischia d’inverarsi la terribile profezia lanciata trent’anni fa da un teologo progressista: “La Chiesa sta divenendo per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo”. Quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger”.
QUALCUNO DICA A BRUNETTA DI SMETTERLA DI SPACCIARSI PER MINISTRO.
La pagina facebook RENATO BRUNETTA MINISTRO PUBBLICA AMMINISTRAZIONE continua ad essere aggiornata. Ma qualcuno ha avvisato Renato Brunetta che ormai non è più ministro? In tanti degli ex-ministri del governo Berlusconi sono in crisi di identità, non si riescono a capacitare del fatto di dover tornare a fare semplicemente i "poveri" deputati. Tuttavia qualcuno dovrebbedirgli qualcosa.
Questa è la pagina dell' (ex?) ministro:
https://www.facebook.com/ renato.brunetta
La pagina facebook RENATO BRUNETTA MINISTRO PUBBLICA AMMINISTRAZIONE continua ad essere aggiornata. Ma qualcuno ha avvisato Renato Brunetta che ormai non è più ministro? In tanti degli ex-ministri del governo Berlusconi sono in crisi di identità, non si riescono a capacitare del fatto di dover tornare a fare semplicemente i "poveri" deputati. Tuttavia qualcuno dovrebbedirgli qualcosa.
Questa è la pagina dell' (ex?) ministro:
https://www.facebook.com/
COME VENDOLA HA ROVINATO LA PUGLIA.
Nichi Vendola è il nuovo Messia di una sinistra italiana in cerca di identità. “L’uomo forte”, il leader carismatico, l’ultima (o quasi) carta da giocare per un’opposizione allo sbando. Non piace a tutti, nemmeno all’interno del Pd. Eppure, oltre a lui c’è il vuoto. Per giudicare l’operato del buon Vendola, bisognerebbe analizzare il suo lavoro nella regione che egli stesso amministra, la Puglia. Dove il costo del carburante ha raggiunto livelli impensabili e dove la sanità è più cara che in altre regioni d’Italia. Una pensionata pugliese, particolarmente bisognosa di medicinali, può arrivare a spendere anche l’intero importo della propria pensione sociale, 420 euro mensili, in spese sanitarie. Questo nella Puglia del “Messia”, dove tutti si aspettavano un “colpo di teatro” che non è mai arrivato.
Colpa di Vendola? Sì. Ha un bel dire, il buon Nichi, che la finanziaria “lacrime e sangue” varata dalla regione Puglia serva a compensare “i tagli indiscriminati del governo sui fondi per i servizi sociali”. E che anche per questo è stato esteso il ticket sulle ricette mediche di tutti i pugliesi. Falso.
Vendola, in un suo delirio di onnipotenza e ambizione, aveva promesso di far aprire un ospedale in ogni Comune. Durante la sua precedente legislatura ha accumulato un milardo di debiti nel bilancio della sanità: quando sono venuti a mancare i soldi per i nuovi ospedali, ha cercato di aprire ai privati. Peccato che nella Puglia del “Messia” ci siano strutture sanitarie in esubero: manca semmai il personale medico. Così, non è raro imbattersi in un nosocomio provvisto di sala parto, ma sprovvisto di ostetrici.
Ecco dove sono finiti i soldi che ora si cercano di recuperare spremendo i cittadini, in una regione dove un qualsiasi intervento medico si deve pagare, ma un’operazione di chirurgia plastica al seno può essere invece passata dalla mutua. Magie di un “rivoluzionario” che ha voluto cambiare il linguaggio della politica ma a quanto pare anche la gestione delle priorità in ambito sanitario. Ora, alcuni nosocomi pugliesi stanno chiudendo. Alla spicciolata.
Il progetto di Nichi Vendola, che tanto è costato ai pugliesi, si sta disgregando come un castello di sabbia. Eppure, per soddisfare i suoi deliri di onnipotenza e le sue spese assai poco oculate, Vendola è anche riuscito ad aumentare l’Irba, la tassa regionale sul carburante, che era stata abrogata nel 2009. La benzina in Puglia costa più che in altre regioni d’Italia, grazie alla finanziaria regionale che ne ha aumentato di 2,5 centesimi il costo di ogni litro. Chi vorrebbe un’Italia come la Puglia? Scenario possibile, se Vendola diventasse premier. Evitarlo è meglio.
Nichi Vendola è il nuovo Messia di una sinistra italiana in cerca di identità. “L’uomo forte”, il leader carismatico, l’ultima (o quasi) carta da giocare per un’opposizione allo sbando. Non piace a tutti, nemmeno all’interno del Pd. Eppure, oltre a lui c’è il vuoto. Per giudicare l’operato del buon Vendola, bisognerebbe analizzare il suo lavoro nella regione che egli stesso amministra, la Puglia. Dove il costo del carburante ha raggiunto livelli impensabili e dove la sanità è più cara che in altre regioni d’Italia. Una pensionata pugliese, particolarmente bisognosa di medicinali, può arrivare a spendere anche l’intero importo della propria pensione sociale, 420 euro mensili, in spese sanitarie. Questo nella Puglia del “Messia”, dove tutti si aspettavano un “colpo di teatro” che non è mai arrivato.
Colpa di Vendola? Sì. Ha un bel dire, il buon Nichi, che la finanziaria “lacrime e sangue” varata dalla regione Puglia serva a compensare “i tagli indiscriminati del governo sui fondi per i servizi sociali”. E che anche per questo è stato esteso il ticket sulle ricette mediche di tutti i pugliesi. Falso.
Vendola, in un suo delirio di onnipotenza e ambizione, aveva promesso di far aprire un ospedale in ogni Comune. Durante la sua precedente legislatura ha accumulato un milardo di debiti nel bilancio della sanità: quando sono venuti a mancare i soldi per i nuovi ospedali, ha cercato di aprire ai privati. Peccato che nella Puglia del “Messia” ci siano strutture sanitarie in esubero: manca semmai il personale medico. Così, non è raro imbattersi in un nosocomio provvisto di sala parto, ma sprovvisto di ostetrici.
Ecco dove sono finiti i soldi che ora si cercano di recuperare spremendo i cittadini, in una regione dove un qualsiasi intervento medico si deve pagare, ma un’operazione di chirurgia plastica al seno può essere invece passata dalla mutua. Magie di un “rivoluzionario” che ha voluto cambiare il linguaggio della politica ma a quanto pare anche la gestione delle priorità in ambito sanitario. Ora, alcuni nosocomi pugliesi stanno chiudendo. Alla spicciolata.
Il progetto di Nichi Vendola, che tanto è costato ai pugliesi, si sta disgregando come un castello di sabbia. Eppure, per soddisfare i suoi deliri di onnipotenza e le sue spese assai poco oculate, Vendola è anche riuscito ad aumentare l’Irba, la tassa regionale sul carburante, che era stata abrogata nel 2009. La benzina in Puglia costa più che in altre regioni d’Italia, grazie alla finanziaria regionale che ne ha aumentato di 2,5 centesimi il costo di ogni litro. Chi vorrebbe un’Italia come la Puglia? Scenario possibile, se Vendola diventasse premier. Evitarlo è meglio.
“GLI UFFICI DEGLI ONOREVOLI"
“Gli uffici dei deputati si trovano a Palazzo Marini, tre minuti a piedi da Montecitorio. Per mantenerli, lo Stato paga circa 30 milioni di euro all’anno soltanto di affitto. Una decina di anni fa, il già grande complesso è stato addirittura ampliato, adesso è arrivato a 60mila metri quadrati. E ci credo: il fatto è che i parlamentari non confermati non ne vogliono sapere, di mollare le stanze, dunque passano mesi prima che i nuovi eletti possano avere a disposizione lo spazio. L'ufficio di un parlamentare non è niente male: due scrivanie, due computer, fax e telefono e stampante, una televisione, un frigorifero. E poi tre armadioni, due sedie-poltroncine di quelle comode, una finestra che dà sul cortile interno. Di cancelleria ce n’è a strafottere: penne, matite, colle stick, forbici, fermagli e graffette e graffettine da graffettare il mondo, sbianchettatori, evidenziatori, persino le gomme blu, quelle per cancellare la penna (ma chi è che oggi cancella le cose scritte a penna con la gomma blu, che se non stai attento ti buca anche il foglio? Non lo fanno più nemmeno alle elementari). E poi carta, un mare di carta, fogli, buste grandi medie e piccole, bloc notes, cartelline: vengono in mente le proteste della Polizia, che più volte si è lamentata perché non ne hanno nemmeno per fotocopiare i verbali, o le mamme costrette a portare le risme di carta alla scuola del figlio. Lla fornitura di cancelleria viene rinnovata ogni tre mesi: arrivano gli scatoloni pieni di questa roba e non si sa dove metterla, perché del resto ne hanno usato un decimo se va bene. E gli scatoloni con i ricambi li spediscono a qualunque indirizzo, anche a casa. Oppure si va direttamente al magazzino, nei sotterranei di Montecitorio per fare scorta. Il punto è che questi uffici non li usa nessuno. O si è in Aula, oppure in Commissione, magari in trasferta di lavoro, altre volte semplicemente a casa. Senza contare che c’è l’ufficio del gruppo parlamentare, che sbriga pratiche a richiesta. Oppure quello del partito nazionale, che volendo svolge le stesse mansioni. O l’altro del partito regionale, infine il partito cittadino. È così, la politica italiana è tutta un doppione del doppione del doppione. Risultato: ti aggiri per gli eleganti piani di Palazzo Marini, percorri i corridoi arredati con tappeti e quadri e piante, e subito sei immerso nel paradosso di un dedalo di uffici senza alcuna traccia di lavoratori. Di deputati ne vedi uno ogni tanto. I commessi fanno capannello attorno alle scrivanie, scattano in piedi e si danno un contegno quando passa qualcuno, il più delle volte sono costretti a ripiegare sul sudoku. Per di più, una gentile circolare interna ha il piacere di informarmi che, “per consertirti di svolgere con il supporto di adeguati strumenti tecnologici il mandato elettivo”, lo Stato è pronto a coprire una spesa “per l’acquisto di strumentazioni e materiali informatici inerenti la dotazione di una postazione di lavoro” di 3.000 euro. In sostanza, ci regalano il computer portatile più costoso che ci sia. Poi si sussurra che qualcuno, in quella cifra, riesca a farci stare anche il lettore Dvd o la lavatrice, magari strizzando l’occhio al negoziante mentre compila la ricevuta. Ma questa è certamente un’ignobile insinuazione”.
“Gli uffici dei deputati si trovano a Palazzo Marini, tre minuti a piedi da Montecitorio. Per mantenerli, lo Stato paga circa 30 milioni di euro all’anno soltanto di affitto. Una decina di anni fa, il già grande complesso è stato addirittura ampliato, adesso è arrivato a 60mila metri quadrati. E ci credo: il fatto è che i parlamentari non confermati non ne vogliono sapere, di mollare le stanze, dunque passano mesi prima che i nuovi eletti possano avere a disposizione lo spazio. L'ufficio di un parlamentare non è niente male: due scrivanie, due computer, fax e telefono e stampante, una televisione, un frigorifero. E poi tre armadioni, due sedie-poltroncine di quelle comode, una finestra che dà sul cortile interno. Di cancelleria ce n’è a strafottere: penne, matite, colle stick, forbici, fermagli e graffette e graffettine da graffettare il mondo, sbianchettatori, evidenziatori, persino le gomme blu, quelle per cancellare la penna (ma chi è che oggi cancella le cose scritte a penna con la gomma blu, che se non stai attento ti buca anche il foglio? Non lo fanno più nemmeno alle elementari). E poi carta, un mare di carta, fogli, buste grandi medie e piccole, bloc notes, cartelline: vengono in mente le proteste della Polizia, che più volte si è lamentata perché non ne hanno nemmeno per fotocopiare i verbali, o le mamme costrette a portare le risme di carta alla scuola del figlio. Lla fornitura di cancelleria viene rinnovata ogni tre mesi: arrivano gli scatoloni pieni di questa roba e non si sa dove metterla, perché del resto ne hanno usato un decimo se va bene. E gli scatoloni con i ricambi li spediscono a qualunque indirizzo, anche a casa. Oppure si va direttamente al magazzino, nei sotterranei di Montecitorio per fare scorta. Il punto è che questi uffici non li usa nessuno. O si è in Aula, oppure in Commissione, magari in trasferta di lavoro, altre volte semplicemente a casa. Senza contare che c’è l’ufficio del gruppo parlamentare, che sbriga pratiche a richiesta. Oppure quello del partito nazionale, che volendo svolge le stesse mansioni. O l’altro del partito regionale, infine il partito cittadino. È così, la politica italiana è tutta un doppione del doppione del doppione. Risultato: ti aggiri per gli eleganti piani di Palazzo Marini, percorri i corridoi arredati con tappeti e quadri e piante, e subito sei immerso nel paradosso di un dedalo di uffici senza alcuna traccia di lavoratori. Di deputati ne vedi uno ogni tanto. I commessi fanno capannello attorno alle scrivanie, scattano in piedi e si danno un contegno quando passa qualcuno, il più delle volte sono costretti a ripiegare sul sudoku. Per di più, una gentile circolare interna ha il piacere di informarmi che, “per consertirti di svolgere con il supporto di adeguati strumenti tecnologici il mandato elettivo”, lo Stato è pronto a coprire una spesa “per l’acquisto di strumentazioni e materiali informatici inerenti la dotazione di una postazione di lavoro” di 3.000 euro. In sostanza, ci regalano il computer portatile più costoso che ci sia. Poi si sussurra che qualcuno, in quella cifra, riesca a farci stare anche il lettore Dvd o la lavatrice, magari strizzando l’occhio al negoziante mentre compila la ricevuta. Ma questa è certamente un’ignobile insinuazione”.
lunedì 21 novembre 2011
Auerback: l’Unione Europea è un’associazione a delinquere.
Papademos e Monti? Due perfetti esemplari della «“mafia finanziaria” che ha distrutto il pianeta a partire dal 2008», ora al comando di Grecia e Italia con un unico mandato: far pagare alle famiglie il disastro dell’economia drogata dai finanzieri che dominano Bruxelles.
Parola di Marshall Auerback, economista del Levy Institute di New York. Indignato per la doppia liquidazione, pressoché contemporanea, di Papandreou e Berlusconi , sostituiti da euro-burocrati non eletti e cresciuti nel vivaio della famigerata Goldman Sachs.
Papademos e Monti? Due perfetti esemplari della «“mafia finanziaria” che ha distrutto il pianeta a partire dal 2008», ora al comando di Grecia e Italia con un unico mandato: far pagare alle famiglie il disastro dell’economia drogata dai finanzieri che dominano Bruxelles.
Parola di Marshall Auerback, economista del Levy Institute di New York. Indignato per la doppia liquidazione, pressoché contemporanea, di Papandreou e Berlusconi , sostituiti da euro-burocrati non eletti e cresciuti nel vivaio della famigerata Goldman Sachs.
Governi fantoccio per Grecia e Italia. Il piano di dominio germanico. Video assolutamente da vedere (censurato dalle tv italiane)
RIDUZIONE O TAGLIO DEI VERGOGNOSI VITALIZI: Dalle risposte ascoltate in tv i politici fanno orecchi da mercante...;-( C'è chi dice dalla prox legislatura, c'è chi dice che andrebbero ridimensionati nella media europea, ma nessuno si esprime con chiarezza. E continuano a tenersi stretti stretti tesserine e auto blù, e uffici parlamentari (anche due se si è capo gruppo) etc etc....
domenica 20 novembre 2011
"STIPENDI" MENSILI DEI PRESIDENTI DI REGIONE
I PIU’ PAGATI? Cappellacci (Sardegna) con 14.664 e VENDOLA CON 14.595€ al mese.
LO STIPENDIO PIU’ BASSO? MARINI (Umbria) 7.104€ al mese
Cappellacci (Sardegna), Nichi Vendola (Puglia) e Lombardo (Sicilia) devono essere proprio bravi… visto che guadagnano il DOPPIO dei colleghi Rossi (Toscana) e Marini (Umbria)
Come mai il presidente del piccolissimo Molise guadagna quasi il doppio del presidente della Toscana? 12.038€ contro 7.106€… vacci a capire qualcosa…
LO STIPENDIO PIU’ BASSO? MARINI (Umbria) 7.104€ al mese
Cappellacci (Sardegna), Nichi Vendola (Puglia) e Lombardo (Sicilia) devono essere proprio bravi… visto che guadagnano il DOPPIO dei colleghi Rossi (Toscana) e Marini (Umbria)
Come mai il presidente del piccolissimo Molise guadagna quasi il doppio del presidente della Toscana? 12.038€ contro 7.106€… vacci a capire qualcosa…
NON RINUNCIANO ALL'AUTO BLU (ma chi rinuncia si becca 43.000€ di rimborso annuo!)
Ancora una volta viene fuori tutta l'ipocrisia della Politica Italiana.
Al centro della contesa non solo i 279.000 euro spesi dal presidente Formigoni per l'acquisto di una bmw usata lasciata poi marcire in un garage della regione, ma soprattutto dei 43.000 euro annui di rimborso sostitutivo di cui usufruiscono sette assessori della giunta Formigoni che hanno rinunciato all’auto di servizio con autista: si vantavano di tale rinuncia, ma con il rimborso sostitutivo se ne possono comprare anche due all'anno di auto blu!
PDL, Lega Nord e UDC si sono poste di traverso e la proposta è stata bocciata con 39 voti contrari su 66. Insomma, non gli bastano i 10.000 euro al mese. Certamente è un problema trasversale alla classe politica italiana, ma fa veramente incazzare se ci sono quelli che, come la Lega Nord, predicano bene e razzolano male.
FINI: "Aboliremo i vitalizi!". Si è dimenticato di specificare "non certo i nostri" (perchè si parla della prox legislatura).
Un risultato importante l'abolizione dei vitalizi per qualcuno; un modo per pulirsi la faccia e cercare di ricostruirsi una "verginità politica", per qualcun altro.
Ai cittadini, ai pensionati, ai precari, ai lavoratori si chiedono sacrifici immediati, ai deputati ancora non è chiaro quando.
Intanto l'impegno del presidente della camera c'è. Annotiamo la data - sabato 19 novembre - e vediamo se e quando dalle parole si passerà ai fatti.
Con una piccola precisazione di non poco conto: cercate di non fregarci ancora una volta con l'abolizione posticipata tra 7 anni.
L'abolizione del vitalizio deve entrare in vigore da questa legislatura: il diritto non è maturato, quindi non ci sarebbe nulla di incostituzionale. Insomma: Abolite i vostri privilegi, non quelli dei deputati futuri. Questo sarebbe un vero atto di serietà e integrità morale. Secondo voi l'attuale parlamento lo farà?
venerdì 18 novembre 2011
PRIMA C'ERANO I "COLPI DI STATO", ORA CI SONO I "COLPI DI SPREAD"!
Lo spread ha sostituito il corpo elettorale. Il colpo di spread al posto del vecchio colpo di Stato. Nessuno spargimento di sangue, nessuna manifestazione di piazza o autunno caldo. Lo spread al postodello spritz.
Un centinaio di punti in più tra il titolo italiano e il bund tedesco e il gioco è fatto. Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo rimpiangere la democrazia. Se il Parlamento è composto da nominati da pochi segretari di partito, il professor Monti è stato eletto dallo spread. Sei mercati dovessero ricredersi sul suo conto, se si dimostrasse troppo tenero con i contribuenti, sarebbe sufficiente un nuovo colpo di spread per scatenare il terrore negli italiani. Et voilà, un altro tecnico che più tecnico non si può giurerebbe da Napolitano. Un Amato, per dire. Il commissario liquidatore nominato dai mercati è presidente del Consiglio, a questo è arrivata questa sciagurata nazione. Bisognava impedire contraccolpi alle banche francesi che detengono un quarto del nostro debito pubblico e la tenuta dell’euro, e quindi alle esportazioni tedesche. Noi abbiamo fatto la nostra parte per mettere la testa sul ceppo della finanza internazionale. Dei 1.900 miliardi di debito circa metà li abbiamo piazzati all’estero, dalla Gran Bretagna alla Cina. Ed è sufficiente che le prossime vendite di 200 miliardi di titoli vadano deserte per fare fallire il Paese. Non possiamo svalutare la lira. Non possiamo a livello europeo, stampare nuova moneta, come gli Stati Uniti, strafalliti ad agosto che hanno innalzato di 2.400 miliardi di dollari il tetto del loro debito pubblico. Cosa ci rimane? Vendere l’argenteria per onorare i debiti. Al banco dei pegni porteremo gli immobili del demanio, le quote delle poche grandi aziende che ci rimangono, come l’Eni, parte del nostro patrimonio personale, la diminuzione di servizi sociali. E’ vero, abbiamo peccato, ma la punizione dovrebbe servire a qualcosa. Invece è quasi certo che non solo usciremo dall’euro, ma che lo stesso euro non reggerà nei prossimi anni. Lo scrivono ormai le migliori firme internazionali dell’economia. E allora? In questi giorni il mantra più usato è “Monti è l’unica alternativa” accompagnato da “Non possiamo uscire dall’euro“. C’è sempre un’alternativa, un piano B. Dobbiamo considerare l’uscita dall’euro come possibile. Rimanere in
mutande dopo una politica di lacrime e sangue con una lira deprezzata non mi sembra un grande obiettivo
Lo spread ha sostituito il corpo elettorale. Il colpo di spread al posto del vecchio colpo di Stato. Nessuno spargimento di sangue, nessuna manifestazione di piazza o autunno caldo. Lo spread al postodello spritz.
Un centinaio di punti in più tra il titolo italiano e il bund tedesco e il gioco è fatto. Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo rimpiangere la democrazia. Se il Parlamento è composto da nominati da pochi segretari di partito, il professor Monti è stato eletto dallo spread. Sei mercati dovessero ricredersi sul suo conto, se si dimostrasse troppo tenero con i contribuenti, sarebbe sufficiente un nuovo colpo di spread per scatenare il terrore negli italiani. Et voilà, un altro tecnico che più tecnico non si può giurerebbe da Napolitano. Un Amato, per dire. Il commissario liquidatore nominato dai mercati è presidente del Consiglio, a questo è arrivata questa sciagurata nazione. Bisognava impedire contraccolpi alle banche francesi che detengono un quarto del nostro debito pubblico e la tenuta dell’euro, e quindi alle esportazioni tedesche. Noi abbiamo fatto la nostra parte per mettere la testa sul ceppo della finanza internazionale. Dei 1.900 miliardi di debito circa metà li abbiamo piazzati all’estero, dalla Gran Bretagna alla Cina. Ed è sufficiente che le prossime vendite di 200 miliardi di titoli vadano deserte per fare fallire il Paese. Non possiamo svalutare la lira. Non possiamo a livello europeo, stampare nuova moneta, come gli Stati Uniti, strafalliti ad agosto che hanno innalzato di 2.400 miliardi di dollari il tetto del loro debito pubblico. Cosa ci rimane? Vendere l’argenteria per onorare i debiti. Al banco dei pegni porteremo gli immobili del demanio, le quote delle poche grandi aziende che ci rimangono, come l’Eni, parte del nostro patrimonio personale, la diminuzione di servizi sociali. E’ vero, abbiamo peccato, ma la punizione dovrebbe servire a qualcosa. Invece è quasi certo che non solo usciremo dall’euro, ma che lo stesso euro non reggerà nei prossimi anni. Lo scrivono ormai le migliori firme internazionali dell’economia. E allora? In questi giorni il mantra più usato è “Monti è l’unica alternativa” accompagnato da “Non possiamo uscire dall’euro“. C’è sempre un’alternativa, un piano B. Dobbiamo considerare l’uscita dall’euro come possibile. Rimanere in
mutande dopo una politica di lacrime e sangue con una lira deprezzata non mi sembra un grande obiettivo
giovedì 17 novembre 2011
Roberto Poletti, parlamentare pentito che ha scritto "Papponi di Stato". Nel post: “GLI UFFICI DEGLI ONOREVOLI" (sunto della sezione dedicata del libro):
“Gli uffici dei deputati si trovano a Palazzo Marini, tre minuti a piedi da Montecitorio. Per mantenerli, lo Stato paga circa 30 milioni di euro all’anno soltanto di affitto. Una decina di anni fa, il già grande complesso è stato addirittura ampliato, adesso è arrivato a 60mila metri quadrati. E ci credo: il fatto è che i parlamentari non confermati non ne vogliono sapere, di mollare le stanze, dunque passano mesi prima che i nuovi eletti possano avere a disposizione lo spazio. Il mio nuovo stanzone da deputato: non è niente male. È al terzo piano, stanza numero 321. Due scrivanie, due computer, fax e telefono e stampante, una televisione, un frigorifero. E poi tre armadioni, due sedie-poltroncine di quelle comode, una finestra che dà sul cortile interno. Di cancelleria ce n’è a strafottere: penne, matite, colle stick, forbici, fermagli e graffette e graffettine da graffettare il mondo, sbianchettatori, evidenziatori, persino le gomme blu, quelle per cancellare la penna (e mi chiedo: ma chi è che oggi cancella le cose scritte a penna con la gomma blu, che se non stai attento ti buca anche il foglio? Non lo fanno più nemmeno alle elementari). E poi carta, un mare di carta, fogli, buste grandi medie e piccole, bloc notes, cartelline: d’istinto, mi vengono in mente le proteste della Polizia, che più volte si è lamentata perché non ne hanno nemmeno per fotocopiare i verbali, o le mamme costrette a portare le risme di carta alla scuola del figlio. Qui invece siamo sommersi, alla faccia dei boschi rasi al suolo, e meno male che siamo i Verdi. Peraltro, scoprirò poi che la fornitura di cancelleria viene rinnovata ogni tre mesi: ti arrivano gli scatoloni pieni di questa roba e non sai dove metterla, perché del resto ne hai usato un decimo se va bene. E gli scatoloni con i ricambi te li spediscono a qualunque indirizzo, anche a casa. Oppure, se hai un’urgenza, vai direttamente al magazzino, nei sotterranei di Montecitorio. E fai scorta. Il punto è che questi uffici non li usa nessuno. O si è in Aula, oppure in Commissione, magari in trasferta di lavoro, altre volte semplicemente a casa. Senza contare che c’è l’ufficio del gruppo parlamentare, che sbriga pratiche a richiesta. Oppure quello del partito nazionale, che volendo svolge le stesse mansioni. O l’altro del partito regionale, infine il partito cittadino. È così, la politica italiana è tutta un doppione del doppione del doppione. Risultato: ti aggiri per gli eleganti piani di Palazzo Marini, percorri i corridoi arredati con tappeti e quadri e piante, e subito sei immerso nel paradosso di un dedalo di uffici senza alcuna traccia di lavoratori. Di deputati ne vedi uno ogni tanto, e in genere perché lì ha dato appuntamento all’insegnante di lingua o deve ritirare qualche fax o magari schiacciare un pisolino. I commessi fanno capannello attorno alle scrivanie, scattano in piedi e si danno un contegno quando passa qualcuno, il più delle volte sono costretti a ripiegare sul sudoku. Per di più, una gentile circolare interna ha il piacere di informarmi che, “per consertirti di svolgere con il supporto di adeguati strumenti tecnologici il mandato elettivo”, lo Stato è pronto a coprire una spesa “per l’acquisto di strumentazioni e materiali informatici inerenti la dotazione di una postazione di lavoro” di 3.000 euro. In sostanza, ci regalano il computer portatile più costoso che ci sia. Poi si sussurra che qualcuno, in quella cifra, riesca a farci stare anche il lettore Dvd o la lavatrice, magari strizzando l’occhio al negoziante mentre compila la ricevuta. Ma questa è certamente un’ignobile insinuazione”.
“Gli uffici dei deputati si trovano a Palazzo Marini, tre minuti a piedi da Montecitorio. Per mantenerli, lo Stato paga circa 30 milioni di euro all’anno soltanto di affitto. Una decina di anni fa, il già grande complesso è stato addirittura ampliato, adesso è arrivato a 60mila metri quadrati. E ci credo: il fatto è che i parlamentari non confermati non ne vogliono sapere, di mollare le stanze, dunque passano mesi prima che i nuovi eletti possano avere a disposizione lo spazio. Il mio nuovo stanzone da deputato: non è niente male. È al terzo piano, stanza numero 321. Due scrivanie, due computer, fax e telefono e stampante, una televisione, un frigorifero. E poi tre armadioni, due sedie-poltroncine di quelle comode, una finestra che dà sul cortile interno. Di cancelleria ce n’è a strafottere: penne, matite, colle stick, forbici, fermagli e graffette e graffettine da graffettare il mondo, sbianchettatori, evidenziatori, persino le gomme blu, quelle per cancellare la penna (e mi chiedo: ma chi è che oggi cancella le cose scritte a penna con la gomma blu, che se non stai attento ti buca anche il foglio? Non lo fanno più nemmeno alle elementari). E poi carta, un mare di carta, fogli, buste grandi medie e piccole, bloc notes, cartelline: d’istinto, mi vengono in mente le proteste della Polizia, che più volte si è lamentata perché non ne hanno nemmeno per fotocopiare i verbali, o le mamme costrette a portare le risme di carta alla scuola del figlio. Qui invece siamo sommersi, alla faccia dei boschi rasi al suolo, e meno male che siamo i Verdi. Peraltro, scoprirò poi che la fornitura di cancelleria viene rinnovata ogni tre mesi: ti arrivano gli scatoloni pieni di questa roba e non sai dove metterla, perché del resto ne hai usato un decimo se va bene. E gli scatoloni con i ricambi te li spediscono a qualunque indirizzo, anche a casa. Oppure, se hai un’urgenza, vai direttamente al magazzino, nei sotterranei di Montecitorio. E fai scorta. Il punto è che questi uffici non li usa nessuno. O si è in Aula, oppure in Commissione, magari in trasferta di lavoro, altre volte semplicemente a casa. Senza contare che c’è l’ufficio del gruppo parlamentare, che sbriga pratiche a richiesta. Oppure quello del partito nazionale, che volendo svolge le stesse mansioni. O l’altro del partito regionale, infine il partito cittadino. È così, la politica italiana è tutta un doppione del doppione del doppione. Risultato: ti aggiri per gli eleganti piani di Palazzo Marini, percorri i corridoi arredati con tappeti e quadri e piante, e subito sei immerso nel paradosso di un dedalo di uffici senza alcuna traccia di lavoratori. Di deputati ne vedi uno ogni tanto, e in genere perché lì ha dato appuntamento all’insegnante di lingua o deve ritirare qualche fax o magari schiacciare un pisolino. I commessi fanno capannello attorno alle scrivanie, scattano in piedi e si danno un contegno quando passa qualcuno, il più delle volte sono costretti a ripiegare sul sudoku. Per di più, una gentile circolare interna ha il piacere di informarmi che, “per consertirti di svolgere con il supporto di adeguati strumenti tecnologici il mandato elettivo”, lo Stato è pronto a coprire una spesa “per l’acquisto di strumentazioni e materiali informatici inerenti la dotazione di una postazione di lavoro” di 3.000 euro. In sostanza, ci regalano il computer portatile più costoso che ci sia. Poi si sussurra che qualcuno, in quella cifra, riesca a farci stare anche il lettore Dvd o la lavatrice, magari strizzando l’occhio al negoziante mentre compila la ricevuta. Ma questa è certamente un’ignobile insinuazione”.
Roberto Poletti, parlamentare pentito che ha scritto "Papponi di Stato". Nel post: LE "TESSERINE DEI PARLAMENTARI" (sunto della sezione del libro):
"Prima tessera da ritirare è quella con cui si vota in Aula. Serve anche per mangiare e bere al ristorante di Montecitorio o al più informale self-service oppure alla buvette, il mitico bistrot extra-lusso dai prezzi che nemmeno in una trattoria di ultima. Il conto te lo scalano dallo stipendio, ma non si rischia certo di andare in rovina: grazie allo speciale trattamento riservato a noi deputati, con 10 euro si mangia eccome, anche se il costo reale per le casse statali è di circa 90 euro a pranzo.
La tesserina in questione serve anche per l’aereo gratis. Basta esibirla in qualunque biglietteria d’aeroporto per fissare il volo senza sborsare un centesimo, altrimenti vai direttamente all’agenzia di viaggi interna al Parlamento, che è anche più comodo. La Sea, società che gestisce Linate e Malpensa, provvede direttamente a inviarmi la tessera che permette di parcheggiare l’auto negli spazi riservati, “parcheggio vip A di Linate e parcheggio Vip dei terminal 1 e 2 di Malpensa”. Naturalmente anche il treno è gratis a vita, ma lì basta il documento da parlamentare. E l’autostrada? Per quella devo farmi dare un altro documento, il tesserino Aiscat: arrivi al casello, lo sventoli in faccia all’addetto e d’incanto la sbarra si alza. «E la tessera Coni?». La tessera Coni? «Per andare gratis alla partita». C’è da dire che san Montecitorio si premura di accompagnarci dentro la vita parlamentare, nel cuore dello Stato, evitandoci qualunque preoccupazione. Privilegi? Ma no, è per poterci concentrare solo sul miglioramento della vita dei cittadini.
Metti poi che non ti senti bene c’è la Card Medital, che garantisce un servizio medico d’urgenza “24 ore su 24, 365 giorni l’anno, ovunque si trovi nel territorio in cui è operativa la struttura Medital”, basta chiamare il numero verde che fa parte della Europ Assistance Italia spa. Dunque paga lo Stato, cioè i cittadini, e ne usufruiamo noi deputati (speriamo il meno possibile).
E per ritemprarsi nelle pause di quello che al di là di tutto prevedo essere un lavoro comunque duro e frenetico, c’è anche una sauna, proprio sotto l’Aula, neanche tanto grande ma ben attrezzata."
NOTA: qst è solo un sunto di sprechi e privilegi per non allungare trp il post che poi, magari, i + pigri non leggono interamente.
"Prima tessera da ritirare è quella con cui si vota in Aula. Serve anche per mangiare e bere al ristorante di Montecitorio o al più informale self-service oppure alla buvette, il mitico bistrot extra-lusso dai prezzi che nemmeno in una trattoria di ultima. Il conto te lo scalano dallo stipendio, ma non si rischia certo di andare in rovina: grazie allo speciale trattamento riservato a noi deputati, con 10 euro si mangia eccome, anche se il costo reale per le casse statali è di circa 90 euro a pranzo.
La tesserina in questione serve anche per l’aereo gratis. Basta esibirla in qualunque biglietteria d’aeroporto per fissare il volo senza sborsare un centesimo, altrimenti vai direttamente all’agenzia di viaggi interna al Parlamento, che è anche più comodo. La Sea, società che gestisce Linate e Malpensa, provvede direttamente a inviarmi la tessera che permette di parcheggiare l’auto negli spazi riservati, “parcheggio vip A di Linate e parcheggio Vip dei terminal 1 e 2 di Malpensa”. Naturalmente anche il treno è gratis a vita, ma lì basta il documento da parlamentare. E l’autostrada? Per quella devo farmi dare un altro documento, il tesserino Aiscat: arrivi al casello, lo sventoli in faccia all’addetto e d’incanto la sbarra si alza. «E la tessera Coni?». La tessera Coni? «Per andare gratis alla partita». C’è da dire che san Montecitorio si premura di accompagnarci dentro la vita parlamentare, nel cuore dello Stato, evitandoci qualunque preoccupazione. Privilegi? Ma no, è per poterci concentrare solo sul miglioramento della vita dei cittadini.
Metti poi che non ti senti bene c’è la Card Medital, che garantisce un servizio medico d’urgenza “24 ore su 24, 365 giorni l’anno, ovunque si trovi nel territorio in cui è operativa la struttura Medital”, basta chiamare il numero verde che fa parte della Europ Assistance Italia spa. Dunque paga lo Stato, cioè i cittadini, e ne usufruiamo noi deputati (speriamo il meno possibile).
E per ritemprarsi nelle pause di quello che al di là di tutto prevedo essere un lavoro comunque duro e frenetico, c’è anche una sauna, proprio sotto l’Aula, neanche tanto grande ma ben attrezzata."
NOTA: qst è solo un sunto di sprechi e privilegi per non allungare trp il post che poi, magari, i + pigri non leggono interamente.
I COSTI ESORBITANTI DELLA POLITICA SONO COSE RISAPUTE...
Ma vi siete mai chiesti che cosa fanno questi nostri eletti per meritare tanta grazia?,
Roberto Poletti, ex deputato dei Verdi non più ricandidato, ha scritto un libro dal titolo "Papponi di stato" dove racconta per filo e per segno i suoi due anni di privilegi nella tanto vituperata casta. Ai dati sugli stipendi, le tesserine sconto, i pranzi sotto costo alla buvette, che già conosciamo, lui ha aggiunto il punto di vista personale, la noia delle sedute, il senso di futilità, l’idea di prendere un ricco stipendio a sbafo (20.000 euro per non fare niente) e l’impari lotta contro i pochi sensi di colpa.
Ma vi siete mai chiesti che cosa fanno questi nostri eletti per meritare tanta grazia?,
Roberto Poletti, ex deputato dei Verdi non più ricandidato, ha scritto un libro dal titolo "Papponi di stato" dove racconta per filo e per segno i suoi due anni di privilegi nella tanto vituperata casta. Ai dati sugli stipendi, le tesserine sconto, i pranzi sotto costo alla buvette, che già conosciamo, lui ha aggiunto il punto di vista personale, la noia delle sedute, il senso di futilità, l’idea di prendere un ricco stipendio a sbafo (20.000 euro per non fare niente) e l’impari lotta contro i pochi sensi di colpa.
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